Una costellazione familiare è un’ esperienza, un’esperienza da vivere.
Essenzialmente, si tratta di ricollegarsi alla nostra famiglia d’origine e ai nostri familiari e di capire come noi, in quanto individui, siamo inseriti in qualcosa di più grande.
Possiamo rimanere intrappolati o collegati attraverso lealtà nascoste, a persone, destini e dinamiche che influenzano la nostra vita e da questo possono nascere conflitti personali, di salute e di relazione.
Come si svolge?
Le Costellazioni Familiari nascono come un lavoro di Gruppo.
Quindi i primi due ingredienti sono:
Un gruppo di persone, tra cui:
- Un Cercatore, qualcuno alla ricerca – colui che mette in scena la propria costellazione
- Un Facilitatore che si pone al servizio dei presenti – colui che facilita il processo
- I Rappresentanti che sono più che semplici osservatori- coloro che rappresentano i vari aspetti della situazione
Il secondo ingrediente è chiamato Campo morfogenetico, Campo cosciente, Grande Sistema, Rete, Anima:
“Il campo cosciente è un modo diverso di chiamare l’Anima.
Ogni organismo vivente ha un’Anima: una persona, un gruppo,
una specie animale o vegetale, il mondo, le galassie.
In questo contesto l’organismo viene chiamato Sistema.”
Bert Hellinger
(Campo morfogenetico –vedi articolo precedente: Costellazioni Familiari, cosa sono, origini e come funzionano)
In occasione di una costellazione si crea un gruppo di partecipanti il cui incontro può sembrare apparentemente casuale, in realtà non lo è, mai.
Ci si incontra sempre per risonanza, per profonde similitudini tra i Sistemi dei partecipanti.
Nel gruppo cI sono un facilitatore, qualcuno che presenta un’intenzione o un problema, un cercatore, e altre persone che partecipano come rappresentanti.
Queste possono essere scelte per rappresentare i membri della famiglia di questa persona
o gli aspetti necessari per vedere la soluzione.
Intendo proprio rappresentare, come in un teatro, guardare, vedere come spettatori di una pièce.
Il cercatore si siede vicino al facilitatore e dopo aver esposto la sua situazione
sceglie tra i presenti i rappresentanti, seguendo il suo sentire, il suo intuito.
Il primo partecipante che viene messo in scena, rappresenta sempre il cercatore:
quando metti in scena la tua costellazione ti viene chiesto di scegliere tra i presenti qualcuno
che possa rappresentanti, così che tu possa osservarti dall’esterno.
In seguito vengono scelte altre persone che rappresenteranno i vari aspetti della questione.
Sarà quindi possibile, grazie al facilitare di un operatore preparato,
osservare i movimenti dei partecipanti e comprendere le dinamiche inconsce, nascoste che influenzano una determinata situazione, i condizionamenti che arrivano a noi dal Sistema Familiare, cioè dalla Storia della nostra Famiglia, dall’inconscio collettivo.
Questo ci permette di individuare eventuali disarmonie, disordini e di ristabilire l’ordine e
il naturale fluire dell’energia vitale all’interno del sistema, con conseguenti benefici per la nostra vita e per quella degli altri appartenenti al sistema stesso.
Tira un filo della ragnatela e l’intera struttura vibrerà. Cit.
Ciò avviene letteralmente attraverso la rappresentazione.
Grazie all’ attuare dei rappresentanti che, muovendosi in un determinato spazio come attori senza copione, collegati da e a qualcosa di molto sottile e profondo che in qualche modo ci muove durante la costellazione e nella vita, ci mostrano il movimento e la soluzione.
Cosa significa esattamente “rappresentare”?
Significa essere scelti durante una costellazione per rappresentare qualcuno o qualcosa.
I rappresentanti si presentano come i membri della famiglia o gli aspetti di un problema e dopo un po’ iniziano a provare sentimenti, sensazioni o stimoli che provengono dal Sistema Familiare in questione e attraverso di essi iniziano a muoversi in uno spazio prestabilito.
Semplicemente per intenzione, si collegano al Campo morfogenetico, alla rete,
al Sistema della Famiglia della persona che sta mettendo in scena la sua costellazione e
si lasciano trasportare da ciò che emerge.
Non si è mai scelti come rappresentanti per caso e non ci trova mai a partecipare ad una costellazione casualmente! Mai.
Quando veniamo scelti per rappresentare un determinato specifico ruolo è sempre perché quella precisa questione riguarda in qualche modo anche il nostro Sistema, la nostra Storia.
Quindi, mettere in scena la propria costellazione, essere scelti come rappresentanti o semplicemente assistere e guardare possiedono esattamente lo stesso valore, tutti e tre i ruoli lavorano con la stessa forza e profondità sulla vita dei partecipanti.
Come i rappresentanti contattano le memorie del Sistema in questione?
Come possono le persone rappresentare qualcuno che non hanno mai incontrato?
Il rappresentante può essere messo nel ruolo di una persona o di un aspetto come l’amore
o il rispetto e molte volte non sa chi rappresenta.
Quindi come agisce in un modo che il cercatore riconosce?
Capita molto spesso infatti,se non sempre, che dopo una rappresentazione il cercatore mi faccia notare le similitudini tra il rappresentante e la persona che stava rappresentando, con frasi di questo tipo:
“…sai, la faccia, l’espressione, era come mio padre”
“Mia madre faceva lo stesso gesto” eccetera eccetera.
Quale è la spiegazione?
Innanzi tutto le memorie dei nostri antenati, le loro storie sono scritte in noi, nel nostro DNA,
in quello che siamo, che facciamo ed è possibile contattarle in modo consapevole.
La scienza ci parla di Traumi Transgenerazionali, riconoscendo che memorie traumatiche possono essere trasmesse anche per sette generazioni.
Il secondo fattore determinante è Il campo morfogenetico, la rete.
Ciascuno di noi è collegato al campo morfico del pianeta, della specie umana, della popolazione territoriale, della propria identità nazionale, fino al campo morfico della propria famiglia di origine.
I campi morfici di tutte le specie hanno una storia, e contengono memorie implicite date da un processo chiamato: risonanza morfica.
La risonanza morfica opera attraverso lo spazio e attraverso il tempo, dal passato al presente.
Tramite la risonanza morfica, ciascun membro di un sistema riceve e al contempo contribuisce alla memoria collettiva del sistema stesso.
In questa rete di connessione profonda in cui siamo in risonanza gli uni con gli altri, permane ogni memoria, sia dei vivi che dei morti e può essere contattata.
La teoria dell’approccio sistemico si basa sul fa idea che il campo morfico sia in risonanza con l’inconscio collettivo del Sistema, con la coscienza del Sistema Familiare.
Coloro che rappresentano, senza sapere nulla delle persone che stanno rappresentando, percepiranno le emozioni, i sentimenti e le relazioni delle persone rappresentate, anche rimanendo completamente all’oscuro della reale dinamica familiare, ma semplicemente perché entrate in connessione con la coscienza del sistema.”
Seconda Visione
Quando iniziai a lavorare sul mio sistema familiare, circa 17 anni fa, queste erano le rappresentazioni portate avanti dai Facilitatori che incontrai sul mio cammino. Avevo 20 anni e tanta voglia di conoscermi, sperimentarmi, alleggerire un peso che sentivo nel cuore, a cui non sapevo dare nome. Ebbi il privilegio di incontrare durante il percorso Giuliana Strauss, una donna straordinaria, una pioniera che mi insegnò molto di ciò che oggi porto nel metodo sistemico. Feci quasi 6 anni di esperienza e di lavoro sul mio sistema familiare prima di poter iniziare a proporre lo strumento di Seconda Visione, nel quale riconosco i principi e i codici che Hellinger ha lasciato come generosa eredità a tutti noi, e che ho potuto solo in parte vivere direttamente in sua presenza prima che smettesse di condurre i suoi seminari. Già insieme a Giuliana, avevo sperimentato un movimento spontaneo del Campo Cosciente, una dinamica che più tardi Hellinger stesso chiamo Costellazioni Spirituali: un movimento non condotto chiedendo al cercatore chi e cosa volesse rappresentare con esattezza, ma un’attesa e un ascolto che ha sempre mostrato il punto esatto di lavoro da riconoscere senza essere richiesto verbalmente o dopo aver spiegato ”il problema”.
L’unica cosa che io chiedo ai presenti prima di iniziare è quella di lavorare su quello che potremmo definire un ‘nome emozionale’, un intento legato non al risultato che desidero ottenere, quanto al sentire di un movimento o sensazione che prima di tutto parta dal corpo, e da quello che c’è nel momento così com’è.
Noi siamo condotti da un’intelligenza intuitiva alta e altra alla quale possiamo accedere, per cui di una situazione io non devo calcolare o descrivere tanto, perchè l’inconscio sa già tutto: l’inconscio rivela quello che sa al conscio in questi lavori. Potremmo paragonare il conscio ad una mosca e l’inconscio ad un elefante: la mosca pensa di guidare l’elefante, ma non è così ovviamente! Già dentro di noi sappiamo tutto, in un linguaggio fatto di immagini e simboli: noi diventiamo presenti a noi stessi non quando studiamo infinite teorie, ma quando apprendiamo il linguaggio del nostro inconscio.
Cosa si intende per inconscio?
L’inconscio è quella parte di noi comprendente pensieri, impulsi, emozioni, rappresentazioni, modelli di comportamento che stanno alla base dell’agire umano ma di cui non si ha consapevolezza.
Riveste pertanto un ruolo fondamentale ed è interessante conoscerlo meglio.
Freud e Jung
Conscio, Inconscio e Subconscio
Distinguiamo queste tre parti dell’uomo, questi tre stati della coscienza.
- Conscio
- Inconscio
- Subconscio
Conscio
Questa è la parte di noi consapevole,logica e razionale.
È quella che ci permette di prendere delle decisioni adeguate in particolari situazioni o istanti, basandosi sulle condizioni e l’analisi.
La parte conscia è quella che usiamo per sapere come fare le cose che facciamo.
È con essa che portiamo a termine le nostre azioni.
Usiamo la nostra parte conscia, ad esempio, per decidere se attraversare la strada o no, in base al fatto di osservare l’intensità del traffico in un determinato momento.
La parte conscia molte volte fa uso dei ricordi e delle memorie immagazzinate, per cui tende a sviluppare e migliorare le sue abilità con il passare del tempo.
Subconscio
La parte subconscia è la mente emozionale.
È quella che si lascia raggiungere dai gusti, dai desideri e dal cuore.
Sub Coscientemente creiamo forti legami verso certe cose o persone.
Ad esempio immaginiamo di cambiare il posto ad un mobile spostandolo
da una stanza ad un altra.
Certamente ci vorrà uno o più giorni per ricordarsi della nuova collocazione.
Questo perché siamo abituati a trovarlo dove stava in modo subcosciente, mentre dovremo pensare consciamente per ricordarci del nuovo luogo.
Inconscio
Infine la nostra parte inconscia, la più primitiva di tutte.
È quella che immagazzina tutte quelle esperienze vissute dalla nostra specie nei suoi milioni di anni di esistenza.
È quella incaricata di gestire questioni fisiologiche tali come la respirazione, per citare l’esempio più lampante. Si può facilmente controllare la respirazione in modo conscio, aumentarla, diminuirla o trattenerla in qualsiasi momento. Ma quando non lo si fa, essendo occupati in tante altre faccende, la mente inconscia prende il controllo e permette la nostra sopravvivenza.
Quando si sta dormendo, ad esempio, non si pensa a respirare, la nostra parte inconscia se ne occupa.
L’inconscio è quello che ad esempio ci fa chiudere le palpebre quando avvertiamo un pericolo potenziale che si avvicina rapidamente. O quella che fa alzare il braccio a proteggersi per evitare un colpo in faccia. In definitiva è la parte reattiva, rettile della nostra mente le cui azioni derivano da milioni, miliardi di anni di esperienze.
Quando si affronta l’inconscio è inevitabile citare Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, anche se l’inconscio venne ipotizzato molto prima delle sue teorie fu Freud a dargli il valore e la connotazione che conosciamo.
Così come fu Freud, a mostrare all’uomo come non fosse egli stesso a muovere i fili della propria esistenza attraverso il raziocinio e il libero arbitrio, ma come tutto il meccanismo fosse retto da pulsioni ed istinti irrazionali inconsapevoli situati, appunto, in quello che chiamiamo inconscio, ovvero non cosciente.
L’inconscio è una funzione imprescindibile dell’ essere umano, forse la più importante, Freud ebbe il piglio intellettuale di capirne il funzionamento e descriverlo attentamente.
Egli riconobbe e dimostrò l ‘esistenza di una parte di noi di cui siamo totalmente inconsapevoli e che influenza, se non pilota la nostra vita, un inconscio individuale.
Dopo Freud venne Jung, un suo prediletto allievo che riconobbe l ‘esistenza di un inconscio collettivo.
Secondo la teoria dell’inconscio collettivo di Carl Jung, esistono degli elementi comuni condivisi da tutta l’umanità (Sensazioni, pensieri, memorie, rituali, miti) e che configurano una sorta di eredità.
Ci troviamo pertanto davanti a un “contenitore” di significati che ereditiamo come gruppo sociale e che, secondo l’inconscio collettivo di Jung, avrebbero delle ricadute sul nostro comportamento e le nostre emozioni.
Quindi se per Freud l’inconscio era solo l’area della mente in cui si conservano tutte le esperienze un tempo coscienti e poi represse o dimenticate, Carl Jung andò oltre superando il piano individuale.
Prendendo atto del fatto che l’inconscio, individuale e collettivo, influenza in modo tangibile e diretto la nostra vita, capiamo quanto sia importante svelarlo, diventare consapevoli dei propri meccanismi, delle proprie credenze al fine di conoscersi e di conoscere le radici nascoste delle nostre pulsioni, dei nostri comportamenti, delle situazioni che viviamo.
Eppure lo chiamiamo inconscio per un motivo, non ne siamo consapevoli, non possiamo andare lì, non c’è accesso se non che con l’aiuto di alcuni strumenti specifici tra cui le costellazioni familiari capaci di svelare le dinamiche profonde custodite nell’inconscio, al fine di innescare importanti processi di guarigione.
In accordo alla teoria delle Costellazioni Familiari è nell’inconscio che risiede la memoria di qualsiasi Sistema a cui apparteniamo, in particolare quella del nostro Sistema Familiare,
è lì che risiedono memorie, credenze e dinamiche sommerse del sistema visibili solo in costellazione.
Partecipare ad una costellazione è un’esperienza che coinvolge l’inconscio, attivando dei veri e propri processi di guarigione, ritengo pertanto non sia particolarmente funzionale cercare di comprendere l’esperienza totalmente in modo razionale, è necessario piuttosto lasciare che l’inconscio la elabori , la metabolizzi i risultati saranno tangibili e visibili nella nostra vita, in noi.
Con quale frequenza si dovrebbe fare un lavoro sistemico?
Questo dipende davvero dalla persona, dalla domanda e dal destino della famiglia.
Ci sono persone che lo fanno una volta, altre più spesso.
Un lavoro sistemico agisce dai sei mesi ai due anni, come mostra molta bibliografia.
Poiché è un processo che coinvolge l’inconscio noi consigliamo di non parlare del lavoro per 21 giorni da essa, questo perché descrivere e tentare di comprendere razionalmente il processo finirebbe per indebolirlo.
Cosa succede se non sappiamo molto della nostra famiglia?
Non importa perché tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno sono dentro di noi!
Ed emergono attraverso i rappresentanti, che si collegano con il nostro campo familiare durante questo processo.
Quanto tempo ci vuole per fare un’esperienza sistemica?
Generalmente viene spiegato che un lavoro personale può richiedere da circa mezz’ora a un’ora e mezza, tuttavia nella mia esperienza di questi ultimi anni devo dire che non sempre questo è valido. A volte, in pochi minuti si innesca già un movimento che, come un domino, a cascata genererà una serie di consapevolezze e quindi risoluzioni nella vita del cliente, in modalità molto lontane dalla mia comprensione intellettuale! Sono molto piccola di fronte a tutto ciò e mi arrendo alla perfezione che i gruppi di lavoro mostrano attraverso il campo cosciente. Certo, nessuna ‘bacchetta magica’, ma nemmeno ricette con dosi e quindi risultati che possano essere ritenuti universali per tempi e modalità.
Per i lavori presenziali, si tratta di appuntamenti di gruppo in cui vengono messe in scena più temi e in genere i miei appuntamenti durano dalle sei alle 8 ore, se si tratta di una giornata intera condivisa.
In questo momento, sto sperimentando la grande possibilità di lavorare anche con i singoli e i gruppi online, visto il momento storico e la necessità di fare la mia parte, accettando quello che ora è il modo di renderlo possibile, con meravigliosi risultati.
In conclusione
“Rendi conscio l’inconscio, o sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino.”
C.Jung
Partecipare ad un lavoro sistemico è un ottima occasione per farlo.
Concediti l’esperienza, è il modo migliore di capire come si svolge.
Io Sono qui per te.
Con amore,
Sara Ester Savini